Volevo dirti che
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Consigli d'autore, appuntamenti con la scrittura e noccioline per la mente
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Consigli d'autore, appuntamenti con la scrittura e noccioline per la mente

Quanto serve raccontare, di una storia? Se vuoi idearne o scriverne una, possiamo lavorarci insieme. Nel frattempo, qualche suggerimento di lettura e di ascolto

Mi trovo spesso, nei miei laboratori di scrittura, a ragionare insieme a chi sta cercando di scrivere un romanzo su quanto, del passato del protagonista o della storia, abbia senso raccontare.
La tendenza degli esordienti è quasi sempre quella di raccontare tutto, una vita intera, come se avessero la paura di non dire abbastanza per far capire cosa è successo prima della storia principale o come se non gli fosse del tutto chiaro quale sia la storia principale da raccontare.
Ed ecco preamboli lunghissimi (e quasi sempre superflui) o costellazioni di flashback perché il flashback è il grande jolly che ci si gioca quando si vuole aggiungere un dettaglio mancante. Che va benissimo, se lo si usa nella giusta misura. Va meno bene se fa procedere il lettore con una guida a singhiozzo da principiante che sta imparando a cambiare le marce, ossia interrompendo continuamente il flusso della storia per aprire digressioni ambientate nel passato.
Insomma, scatta il panico. Un panico che scatta spesso, quando ci si rende conto che, in narrativa, non ci sono ricette precise con dosi al grammo, ma c’è l’istinto, c’è quel “vado a occhio” della nonna che faceva torte pazzesche che nessuno è mai riuscito a replicare perché “a occhio” può essere uno come dieci etti di farina o cento come duecentocinquanta grammi di burro. Chi lo sa, solo l’occhio. Della nonna.
Sto divagando con le analogie, scusa. Torniamo a quanto raccontare e quanto non raccontare per far scorrere la storia che vogliamo scrivere.
Tra le prime domande che faccio a chi sta iniziando a scrivere un romanzo c’è: “Che arco temporale copre questa storia?”.
Se è una storia che si può sviluppare e risolvere in pochi mesi, tieni quello come arco temporale. Come si dice: stai sul pezzo.
Fai come faceva Omero - ce lo fa notare Orazio - che iniziava le sue storie in media res, in mezzo agli avvenimenti, partendo dal punto in cui esplodeva la storia. E perdinci se esplodeva. Esplosioni epiche, è proprio il caso di dire.
Oh, Omero. Possiamo fidarci.
Poi, c’è il sempre utilissimo principio dell’iceberg di Hemingway, che il nostro Ernest ha spiegato così:

Io cerco sempre di scrivere secondo il principio dell’iceberg. I sette ottavi di ogni parte visibile sono sempre sommersi. Tutto quel che conosco è materiale che posso eliminare, lasciare sott’acqua, così il mio iceberg sarà sempre più solido. L’importante è quel che non si vede. Ma se uno scrittore omette qualcosa perché ne è all’oscuro, allora le lacune si noteranno.

Prenditi la responsabilità di decidere cosa serve davvero sapere al lettore e cosa no, ma tu devi sapere tutto.
Se, per esempio, a un certo punto della storia, vuoi saltare a settimane, mesi o anche anni dopo, non devi raccontarci tutto ciò che accade in quelle settimane, mesi o anni. Basta che tu ci faccia capire che è passato quel tempo e, al massimo, se serve, aggiunga l’informazione necessaria per poter proseguire con la storia.
Riguardo il tempo da far passare in un romanzo, cito un passaggio secondo me perfetto di Nabokov che, in “Lolita”, inizia il nono capitolo così:

Le pratiche per il divorzio ritardarono la mia partenza, e la tenebra di un’altra guerra mondiale era calata sul globo quando, dopo un inverno di noia e polmonite in Portogallo, raggiunsi infine gli Stati Uniti.

Bon, basta, due righe e qualche spicciolo e avanti con la storia. Non ci serve, né interessa, sapere altro. Sono passati mesi, forse anche un anno, chi se ne importa, andiamo negli Stati Uniti e vediamo che succede.

Tutto questo ci impone una domanda chiave: quali sono le informazioni necessarie e quali quelle superflue? Be’, se hai un ottimo istinto narrativo, vai a occhio. Altrimenti gioca a Jenga: dalla tua torre di pezzettini di legno sottrai tutti quelli che non servono a tenere la torre in piedi (oh, oggi con le analogie sto dando il bianco!)
Perché in narrativa non ci saranno ricette, ma c’è sempre il cosa è funzionale alla storia e cosa non lo è.


Se vuoi che ti aiuti a cercare un’intuizione, trovare l’idea e trasformarla in una storia che funzioni, vieni con me nel Biellese dall’11 al 13 luglio.
Ci rintaniamo, io, te e pochi altri, nella mia casa a Cossato, anzi, in quella che era la casa di mio papà, l’ArchiFiorio - un luogo piuttosto particolare, che per quanto lo si descriva non renderà mai come vederlo - e per un fine settimana andiamo a caccia di idee per trasformarle in storie.
Ho già fatto tre edizioni di questo laboratorio e sono state tutte davvero entusiasmanti, con idee e storie che hanno preso vita e forza in quei giorni.
Se vuoi saperne di più, clicca qui.
Se vuoi iscriverti, scrivimi a info@barbarafiorio.com
Chiudo le iscrizioni a fine giugno.

Se a luglio non puoi, ne faccio uno anche il primo weekend di settembre, poi se ne riparla nel 2026.
Per quello di settembre, chiuderò le iscrizioni il 10 agosto.


Se invece la storia in testa ce l’hai e vuoi che ti aiuti a costruire un romanzo, dedicando più tempo di un weekend, a metà settembre mi dedicherò a pochi autori che seguirò con un percorso online individuale: lavoreremo alla tua idea e creeremo la struttura narrativa del romanzo che vuoi scrivere.
Se hai l’idea di una storia ma non sai come svilupparla, come lavorare sui personaggi, come rendere efficace la trama e come strutturarla, questo è un percorso che può servirti.
Ti guiderò personalmente – con esercitazioni e colloqui per tre mesi – per aiutarti a impostare la storia e il tuo romanzo fino a scriverne il primo capitolo a cui io farò l'editing.
Da lì - con gli elementi principali definiti e il primo capitolo rifinito - potrai proseguire fino alla stesura completa del tuo inedito. Ti assicuro che questo percorso è così efficace che, alcuni tra chi lo ha già fatto, sono stati o stanno per essere pubblicati (e uno è anche stato segnalato al Premio Calvino).
Se vuoi saperne di più, clicca qui.
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A proposito di romanzi, ce n’è uno speciale per tante ragioni: perché lo abbiamo scritto in ventotto, perché è uscito per Garzanti come collettivo “Scrittori Pigri” e perché ci siamo impegnati a donare i diritti d’autore a un centro antiviolenza di Genova e finalmente abbiamo onorato quell’impegno.
I 26 Scrittori Pigri di “Un altro ballo ancora”, Alice Basso e io abbiamo donato 1900 euro di diritti d’autore al Centro Antiviolenza Mascherona.
Abbiamo destinato la donazione al progetto legato alla loro Casa Rifugio che, oltre all’accoglienza delle donne vittime di abusi in un luogo sicuro, prevede percorsi che le aiutino ad avere una loro autonomia economica e sociale, a migliorare il loro benessere psicofisico e la qualità della vita, ad avere maggiore consapevolezza dei propri diritti e capacità di tutela legale e a creare una rete di supporto su cui fare affidamento.
I Centri Antiviolenza sono porte aperte e rifugi sicuri di cui - purtroppo - c'è bisogno, ed è letteralmente un bisogno vitale per donne e bambini vittime di violenza.
Queste realtà si reggono soprattutto sull'impegno dei volontari e sui contributi in parte pubblici e in larga parte privati.
Io, insieme agli autori del romanzo Pigro e ad Alice Basso, crediamo che sia necessario fare, ognuno, la propria parte. Crediamo nell'essere uniti, nel fare squadra, dove e come si può, uomini e donne insieme, perché prima di tutto siamo persone.
E quando ci indigniamo per certe notizie di cronaca, e magari ci viene voglia di fare qualcosa, be’, è una piccola cosa ma è qualcosa anche questa: aiutare i centri antiviolenza ad aiutare.
Se vuoi, cerca i Centri Antiviolenza della tua città e aiuta loro. Anche una piccola donazione fa.


Parlando di doni, me ne sono arrivati tre, di recente, da tre amiche scrittrici che mi hanno mandato i loro nuovi romanzi.
Da Amanda Colombo ho ricevuto “Una locanda rosso lampone” (Garzanti), che ci porta in una locanda sulle sponde del Lago Maggiore dove Ortensia e Lidia aiuteranno i loro tre ospiti a superare le paure che li ostacolano.
Da Valeria Corciolani ho ricevuto “Delitto in bianco” (Nero Rizzoli) dove torna, per la sua terza indagine, Edna Silvera, misantropa e brillante storica dell’arte in pieno anno sabbatico che si troverà a dover salvare un’amica innocente.
Da Sara Rattaro ho ricevuto “Due cuori in tempesta” (Sperling e Kupfner), in cui Mia, una ragazza che ha appena perso il padre e si è allontanata da tutto e tutti, immersa nel proprio lutto, troverà rifugio e amore nell’incontro con Giovanni.

E parlando di romanzi, mi stanno arrivando parole bellissime da chi ha letto “La palestra dei desideri”, sia adulti che ragazzi. Non hai idea di quanto queste parole siano importanti per me.
C’è chi ha deciso di rispolverare il proprio desiderio d’oro e provare a realizzarlo, chi ha rivissuto la propria adolescenza, chi si è innamorato di alcuni personaggi (della Regina, per esempio, ma anche della professoressa Travuzzo, per dire), chi mi ha ringraziata perché era da tanto che non leggeva un libro che le facesse perdere la fermata del bus, che la tenesse ferma sul pianerottolo perché lo stava leggendo in ascensore, che le facesse spegnere la luce alle due di notte perché non riusciva a smettere. C’è anche chi, leggermente più giovane, sull’ispirazione ha deciso di iscriversi al Classico.
È una meraviglia ricevere i messaggi di chi lo ha letto o lo sta leggendo. Davvero.
Grazie se lo hai fatto, grazie se lo farai.


In questo periodo ho più tempo libero del solito e, siccome mi piacerebbe iniziare a scrivere un nuovo romanzo, sto lanciando noccioline al mio cervello per nutrirlo e farlo muovere un po’.
Oltre a leggere, va da sé, ho deciso di dare una chance agli audiolibri. Glielo dovevo, avendo finalmente fatto il mio primo audiolibro per “La palestra dei desideri” (Rizzoli) e dopo aver conosciuto e lavorato con Valentina Ferraro, La Musifavolista, che gli audiolibri li fa e li ama alla follia.
Ero scettica perché nemmeno i podcast riesco ad ascoltare con attenzione fino alla fine, figurarsi un romanzo intero. E invece ce l’ho fatta.
Ne ho scelto uno che avesse un lettore d’eccellenza, per andare sul sicuro, e ho scelto “L’anniversario” di Andrea Bajani, letto da Luigi Lo Cascio.
È un’esperienza interessante, mi è piaciuta.
Non è come leggere un libro, nessuno mi convincerà mai che sia la stessa cosa: leggere impone una maggiore fatica (bella, sana, nutriente), un impegno attivo, un tempo esclusivamente dedicato a quel libro e a nient’altro, mentre ascoltare un libro è più comodo, hai qualcuno che lo legge per te, che ti racconta quella storia, ma comunque ti restituisce molto di quel libro.
Però, per favore, mettiamoci d’accordo: facciamo una giusta distinzione tra ho ascoltato tot libri e ho letto tot libri.
Tu ascolti gli audiolibri? Ne hai qualcuno da consigliarmi? Approfittiamone, che ho fatto l’abbonamento a Audible.

Alla lettura e agli audiolibri ho aggiunto anche qualche podcast occasionale (continuo a distrarmi dopo dieci minuti al massimo, ma mi sforzo di resistere), per esempio di approfondimenti politici e giornalistici o letterari e linguistici (sono abbonata a Il Post e in genere tutti i loro podcast sono molto interessanti e molto ben fatti).

Grazie a un amico che conosce e condivide la mia passione per il mondo classico, mi sono anche stragoduta alcune lezioni brevissime di Luciano Canfora di letteratura greca fatte per il Corriere della Sera, in particolare una su Tucidide e una su Aristofane. Le trovi online insieme ad altre. Sono brevi, interessantissime e chiare: goditele.

Insomma, sto cercando di stimolare la mente per riattivare la creatività, nonostante il mondo non stia aiutando un granché. Non so se succede anche a te, ma la sensazione che qualsiasi cosa si faccia o si dica, in questo momento, sia banale e inutile è piuttosto dominante.

Però, se Dostoevskij aveva ragione e la bellezza salverà il mondo, non dobbiamo smettere di cercarla, di vederla, di riconoscerla. E magari anche di produrne, se ne siamo capaci.

Che la bellezza ti trovi, o tu trovi lei.
A presto
Barbara

Il libro che sto leggendo: “Lezioni di respiro” di Anne Tyler (Guanda, trad. di Luigi Schenoni)
La serie tv che sto vedendo: Dept. Q - Sezione casi irrisolti su Netflix (consigliatissima)
L’ultima cosa scaduta che ho mangiato lo stesso: del gorgonzola di capra (dai, è gorgonzola, ha già la muffa incorporata, non può scadere più di così. E comunque nel risotto era buonissimo)

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